Anche il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella ha partecipato alla commemorazione per gli 80 anni del bombardamento di San Lorenzo. Oltre a lui era presente anche il sindaco della Capitale Roberto Gualtieri che ha parlato così nel suo discorso: “Con la presenza del Presidente della Repubblica, ribadiamo oggi la volontà condivisa di conservare intatta la memoria di uno degli eventi più dolorosi della storia di questa città. È fondamentale conservare con la massima cura il ricordo della devastazione che colpì il quartiere San Lorenzo e quelli vicini. 80 anni fa migliaia di tonnellate di bombe cancellarono l’illusione dell’inviolabilità di Roma provocando migliaia di vittime, lasciando decine di migliaia di famiglie senza un tetto. Molte delle ferite di quella giornata sono visibili ancora oggi, come i segni rimasti nella coscienza dei romani accanto alla consapevolezza degli orrori che la guerra insensata ha portato con sé, con le bombe, i rastrellamenti, i lutti, le deportazioni e l’abisso assoluto del male rappresentato dalla Shoah”. Il Primo cittadino ha poi proseguito: “Gli orrori del 19 luglio del 1943 contribuirono a radicare negli italiani il ripudio della guerra, consolidando i valori che restano scolpiti saldamente nella nostra Costituzione e il nostro pensiero oggi non può non andare al popolo ucraino e a tutte le vittime del terribile conflitto scatenato dall’aggressione russa – ha continuato il Sindaco. Il bombardamento di San Lorenzo radicò profondamente nella coscienza popolare di questa comunità che di fronte al flagello della guerra nessuno può sentirsi mai al riparo e che il compito più alto e più importante da porsi è quella di non lasciare mai intentato ogni sforzo perché la guerra cessi di essere considerata uno strumento per la risoluzione delle controversie e dei problemi e perché si affermi e prevalga una solida cultura della Pace”.

Al termine della cerimonia di commemorazione è stata inaugurata la mostra di fotografie storiche e di opere di street art “19 luglio 1943: San Lorenzo a 80 anni dal bombardamento”, promossa da Roma Capitale in collaborazione con il Municipio II, organizzata da Zètema Progetto Cultura e curata da Chiara Di Martino con il coordinamento scientifico di Ilaria Schiaffini.

Questa esposizione sarà visibile fino al 15 ottobre prossimo e si propone di mettere a confronto la memoria storica con lo sguardo di dieci artisti contemporanei attivi a Roma, chiamati a reinterpretare, secondo il proprio stile e la propria sensibilità, una selezione di dieci fotografie storiche scattate in prevalenza lungo l’asse della via Tiburtina all’indomani del bombardamento. La testimonianza visiva dell’epoca, carica di distruzione e sofferenza, è divenuta quindi uno stimolo per la creazione artistica che ha assorbito e rielaborato criticamente il dramma allo scopo di tramandarne ancora gli effetti alle nuove generazioni. Questo processo ha portato alla realizzazione di dieci opere originali di street art, ognuna ispirata da una singola foto assegnata preventivamente all’artista come linea guida per il proprio intervento. Le dieci fotografie sono state reperite attraverso un lavoro di ricerca condotto all’interno dell’Archivio Storico Istituto Luce, dell’Archivio Storico Fotografico ATAC, dell’Archivio Pontificio Oratorio di San Paolo e della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali – Archivio Fotografico Museo di Roma.

Si parte, così, dall’intervento di Arcadio Krayon che ne IL GIORNO PIÙ BUIO ha riletto una fotografia conservata dall’Istituto Luce in cui si vede la popolazione stipata su Piazzale Tiburtino intenta ad osservare i cumuli di detriti lungo via Tiburtina. E si continua con NIENTE SI SMUOVE, opera di Alessandra Carloni ispirata dalla testimonianza dei lavori di scavo tra le macerie di un palazzo distrutto tra via Tiburtina e via Tiburtina Antica. Con COME NEVE… SEMBRAVANO SCINTILLE, invece, l’artista Koi ha reinterpretato l’immagine del deposito Atac di Porta Maggiore all’indomani dei bombardamenti, con una bomba inesplosa in primo piano e vetture danneggiate sullo sfondo, mentre l’artista TuttaNeuro, nella sua opera L’ULTIMA REGINAsi è soffermata sull’immagine che documenta il percorso tra le macerie della principessa Maria José del Belgio, in visita il 24 luglio 1943 nel distrutto quartiere di San Lorenzo.

L’esposizione prosegue, poi, con l’intervento di Alessandra Senso dal titolo PESI SOSPESI, in cui a fare da soggetto per l’artista è stata l’immagine dell’Archivio Storico Fotografico Atac che documenta i danni riportati da una vettura del trasporto pubblico cittadino, ridotto a un groviglio di metallo. Dallo stesso archivio proviene anche l’immagine utilizzata da Daniele Tozzi per la sua opera CRATERE. Il riferimento del titolo è direttamente collegato a ciò che si vede in foto: una voragine causata dall’impatto di un ordigno tra via Tiburtina e Piazzale del Verano dalla quale si sollevano verso il cielo i binari della linea tranviaria.

Fa parte, invece, di un reportage fotografico voluto all’epoca dallo storico dell’arte Antonio Muñoz, l’immagine del recupero di un sarcofago romano all’interno della Basilica di San Lorenzo fuori le mura, la cui rilevanza storica è stata fonte di ispirazione per l’opera di Paolo Gojo dal titolo 4000. La Basilica si ritrova anche nel lavoro ALBUM DI FAMIGLIA di Diavù, il cui intervento ha preso forma su un’immagine dello stesso reportage di Muñoz in cui si vedono chiaramente i segni della distruzione sulla navata centrale della chiesa.

A chiudere il percorso espositivo le opere: HOMELESS di Marco Rèa, suggerita dall’immagine commovente di un frate ritratto all’interno della Basilica di San Lorenzo fuori le mura mentre osserva impotente i danni subiti dalla chiesa, e IO… LIBERO di Giovanna Alfeo, rilettura di una foto di Padre Libero Raganella, sacerdote nato e cresciuto a San Lorenzo e divenuto celebre negli anni della guerra per il soccorso prestato alle vittime dei bombardamenti e per l’intensa attività di resistenza al nazifascismo.