Bombe e incendi da Fiumicino a Ostia, la scoperta di 85 chili di cocaina purissima marchiata con i numeri dei clan vicino allo scalo aeroportuale di Fiumicino, la microcriminalità dilagata sui comuni di Anzio e Nettuno subito dopo gli arresti di 65 persone, alcune già condannate in primo grado, appartenenti ad una locale di ‘Ndrangheta che fa riferimento a famiglie radicate sul territorio che hanno addirittura teso le mani alla politica, portando allo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose.
Poi l’inchiesta “Propaggine” scopre la prima ‘ndrina autonoma dalla Calabria attiva nella Capitale. Dinamiche criminali che fanno paura, che fanno esplodere bombe rudimentali come in via Passo Buole, a Fiumicino o che uccidono a colpi di coltello, come nel caso di Leonardo Muratovic, morto l’anno scorso sul litorale di Anzio. L’ombra della mafia che negli anni ha provato ad allungarsi è stata combattuta dallo Stato, grazie alle numerosi operazioni della Direzione investigativa antimafia per ristabilire la legalità, ma la “reggenza” criminale ha ceduto al passo ad una piccola e “sciolta” delinquenza che pare senza controllo.
Una criminalità eterogenea, spesso composta da piccoli gruppi in lotta fra loro che vogliono imporsi nei traffici locali a partire da quello più redditizio: lo spaccio.
“Ci sono state operazioni e arresti significativi tra Ostia e il litorale pontino – a dirlo è il colonnello Mario Conio, a capo del Centro operativo della Dia intervistato da Il Messaggero – la narrativa giudiziaria ha ricostruito l’esistenza di clan e gruppi che hanno avuto l’egemonia su più fronti, in primis del narcotraffico e poi del riciclaggio di denaro sporco. Ad Anzio e Nettuno, per esempio, molti degli indagati hanno scelto il patteggiamento, sono state comminate condanne pesantissime, e a settembre comincerà il processo a Velletri per gli altri; così a Ostia nei confronti dei gruppi autoctoni è stato riconosciuto il metodo mafioso, è abbastanza scontato, ma altrettanto realistico, ritenere come investigatore che ci sia una frammentazione di poteri che nuovi personaggi o personaggi che una volta erano di seconda o terza linea ambiscono a ricoprire. Sicuramente ora il litorale è una zona in grande fermento dal punto di vista di riassetti criminali”.
Il Colonello Mario Conio ha conosciuto bene i territori della Capitale, dell’interland romano e del suo fiorente litorale, terra fertile per gli affari della malavita organizzata, come hanno chiarito numerosi processi, e porti di attracco per i narcotrafficanti che riforniscono di stupefacenti la capitale. Conio è stato a capo del Reparto Operativo dei Carabinieri di Roma.
“I cittadini devono continuare ad avere fiducia nelle forze dell’ordine – conclude nell’intervista – gli investigatori lavorano e i cittadini debbono aiutarli perché prima o poi le risposte arrivano, anche se i tempi della giustizia sono lenti. In una metropoli come Roma l’ufficio dei Gip, i giudici per le indagini preliminari, è un imbuto in cui le inchieste e le risposte dei cittadini attendono in coda. Un problema sollevato dagli stessi magistrati che attendono rinforzi”.