Marcello Colafigli, storico esponente della Banda della Magliana arrestato questa mattina, martedì 4 giugno in un’operazione contro il narcotraffico a Roma che ha visto nel complesso 11 misure cautelari in carcere e 16 ai domiciliari, è stato definito dal gip come una persona con “eccezionale disinvoltura criminale”. Una parola non casuale quella “disinvoltura” riferita in questo caso anche al fatto di “intrattenere legami con figure criminali di primo piano ma, ancora più, dall’impermeabilità al trentennale periodo di carcerazione non essendo mutate né l’indole né la conoscenza delle dinamiche criminali nel territorio romano e nazionale”. Inoltre viene aggiunto che Colafigli che si trovava in regime di semilibertà, “non appena è stato ammesso allo svolgimento del lavoro esterno al carcere, sfruttando la copertura offertagli dalla responsabile della cooperativa – aggiunge il gip nell’ordinanza a carico di 28 persone -, ha organizzato, in breve tempo, un rilevante numero di importazioni di cocaina ed hashish, di ingente quantità e con abilissime modalità sia nell’escogitare il trasferimento del denaro ai fornitori colombiani sia nel trasporto del narcotico, sfruttando canali italiani ed esteri e programmando, infine, di fuggire all’estero con i proventi delittuosi, in un prossimo futuro mediante l’utilizzo di documenti falsi”. Inoltre l’indagato “ha agevolmente costituito, diretto e coordinato la compagine criminale composta da soggetti del tutto affidabili e non improvvisati, con una stabile base logistica, disponendo di sicuri canali di importazione (colombiani, spagnoli, albanesi, italiani) e su una vasta platea di soggetti (taluni di comprovata e palese capacità delinquenziale) estremamente fedeli al Colafigli, riconosciuto come un criminale autorevolissimo”. A riportare la notizia è l’Ansa che specifica anche che l’indagine è stata coordinata dai sostituti Giovanni Musarò e Francesco Minisci.