La notte del 26 luglio di 4 anni fa, moriva a Roma in una brutale aggressione, il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, a soli 35 anni. Dopo 4 anni e tre gradi di giudizio, la morte del brigadiere ancora non ha trovato piena giustizia.A strappargli la vita furono 11 coltellate scagliate, come emergerà durante il processo, in soli 20 secondi. Sul banco degli impuntati per la morte del militare dell’Arma due ragazzi americani, di 24 e 22 anni.
“Le sentenze hanno ricostruito la vicenda nei minimi dettagli. Cerciello non aveva motivi per aggredire Elder, che ha tirato subito fuori il coltello sapendo che Cerciello era un carabiniere perché si era qualificato – spiegava il sostituto procuratore generale della Cassazione, Francesca Loy, chiedendo la conferma delle condanne per i due imputati.
Quella notte Cerciello e un suo collega, in servizio, risposero ad una chiamata, la denuncia di un furto. Una volta in via Cossa, i due militari trovarono due uomini sospetti, Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth, due turisti statunitensi. Come da prassi i militari fermarono i sospettati, ma ne scaturì una violenta colluttazione. A perdere la vita fu Cerciello, contro il quale si scagliò la ferocia di Elder.
I due, una volta giunti sul posto, fermarono due persone corrispondenti alla descrizione fornita dalla vittima: ne scaturì una violenta colluttazione. Secondo la ricostruzione fatta nelle aule di Tribunale Elder sguainò il coltello di 18 centimetri e pugnalato Mario Cerciello Rega per 11 volte in meno di 20 secondi. Il vicebrigadiere 35enne morì durante la corsa all’ospedale Santo Spirito di Roma. I giovani statunitensi, all’epoca dei fatti appena 20enni, finirono al processo perché “C’è stato il contributo e la consapevolezza piena di entrambi” come sostenuto dal pm nel primo grado di giudizio.
Solo nel marzo scorso arriva l’amara sentenza per la famiglia di Cerciello: La cassazione ha annullato la condanna ai due giovani americani, rimandati al processo d’Appello. A scarcerare gli americani è la tesi, ritenuta plausibile dalla Corte, che i due non sapessero di trovarsi davanti a due carabinieri, quella notte entrambi disarmati e in borghese.
“Non riusciamo a capire, non potevamo aspettarci una decisione del genere, la sensazione che si prova è quella di rivivere la morte di Mario per la seconda volta” commentava Paolo Cerciello Rega, fratello minore di Mario.