Pope Francis shakes hands with Ghanaian Cardinal Peter Turkson, president of the Pontifical Council for Justice and Peace, during a meeting with council members at the Vatican June 16. (CNS photo/L'Osservatore Romano via Reuters) (June 16, 2014)

La rubrica “fraternamente” è stata ideata da Andrea Canali e voluta dal Direttore,
per colloquiare fuori da denti con i lettori e coinvolgerli sulla tematiche
dell’andamento del mondo orami secolarizzato e accelerato, che ha omesso in
parte dalla propria esistenza non solo la religione ma addirittura l’etica ( intesa
come giusti comportamenti). Vogliamo mettere l’uomo di nuovo al centro, e con
buon senso ed equilibrio orientare al bene comune. Tali articoli insomma, vogliono
essere uno spaccato sulla società dando il punto di vista di un laico, ma nel rispetto
della spiritualità e dell’attualità del messaggio cristiano. Francamente riteniamo ce
ne sia bisogno.

Possiamo affermare con convinzione “pace in terra” questo è il nuovo grido di allarme del Papa nel messaggio inviato al cardinal Peter Turkson, Cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, in occasione del recente convegno sulla “Pacem in Terris” organizzato dall’Accademia.. Si è proprio questa la necessità oggi per il mondo, ossia la pace in terra, come il titolo dell’Enciclica di San Giovanni XIII° con la quale il Papa buono esortava i potenti di allora ( era il 1962 e vi era la crisi dei missili di Cuba) a scongiurare la terza guerra mondiale e soprattutto l’utilizzo delle armi nucleari. Si possono ritenere importante quindi i vari messaggi di Papa Francesco dall’inizio della guerra, e il ruolo di mediazione che la Santa Sede sta portando avanti per l’unica soluzione possibile e giusta, auspicata da tutti e cioè, la pace ( in tal senso è stato inviato sia in Russia che in Cina che in America il cardinal Zuppi). Come non ricordare il monito di Francesco lo scorso mercoledì delle ceneri: “non si riscostruisce dalle ceneri” una frase di qualche mese orsono ma che si può ritenere ancora molto attuale e che può risultare un aspetto centrale del suo intero pontificato, orientato all’inclusione e alla prossimità tra gli uomini e non certo all’odio e alla guerra tra le umani genti. Infatti, in questi mesi passati durante le varie udienze tenutesi come di consueto nell’aula Nervi oppure nei suoi vari viaggi,Bergoglio ha proprio ricordato le vittime di questa atroce guerra che sta logorando e distruggendo un paese intero e mietendo miglia e miglia di vittime innocenti Esattamente il 24 febbraio scorso è stato un anno dall’inizio della c.d. operazione speciale avviata dai Russi in Ucraina, e il Santo Padre sin da allora si espresso così: “Potrà il Signore perdonare tanti crimini e tanta violenza?”. Quindi Il Sommo Pontefice dopo essersi interrogato sul fatto se mai il Signore potrà mai perdonare tanta disumanità e crudeltà, è stato ascoltato in virtù del suo carisma e della sua immensa sapienza. Nello specifico, già a marzo scorso faceva il suo nuovo appello ossia: “a quanti hanno autorità sulle nazioni perché si impegnino concretamente per la fine del conflitto, per raggiungere il cessate il fuoco e avviare i negoziati di
pace”.
Non solo, ma Francesco proprio in quel periodo aveva definito la guerra un pericolo per l’umanità affermando: “Di fronte al pericolo di autodistruggersi, l’umanità comprenda che è giunto il momento di abolire la guerra, di cancellarla dalla storia dell’uomo prima che sia lei a cancellare l’uomo dalla storia>>. E nei vari suoi appelli si può ricordare anche quello del suo quinto angelus dall’inizio dell’aggressione dove definiva la natura di tutti i conflitti che sono caratterizzati dalla «bestialità della guerra» come «atto barbaro e sacrilego» nel periodo successivo ebbe anche modo di incontrare il Presidente ucraino. Insomma, la situazione attuale subito dopo l’estate si sviluppa su un doppio binario, ossia, da una parte si continua a mandare aiuti alla popolazione ucraina, la quale ha avuto il massimo sostegno dal punto di vista umanitario, contemporaneamente dall’altra parte, si è cercato di mantenere aperte la possibilità del dialogo anche attraverso il Vaticano, l’Onu e la diplomazia internazionale in generale, per una mediazione orientata alla pace, che riguardano l’intera umanità, nessuno escluso.

Andrea Canali