Testa a testa tra Salvini e Landini, in merito allo sciopero del comparto pubblico, calendarizzato per venerdì 17 novembre. Quella che dovrebbe essere stata, fin dall’inizio, una normale e tranquilla agitazione sindacale come tante altre, sta delineando dei contorni politici fin qui inaspettati. Ma partiamo dalle origini. Le sigle sindacali Cgil e Uil (la Cisl scenderà in piazza solo nella giornata di sabato) hanno indetto una rivendicazione contro la Manovra del governo Meloni. Fin qui, tutto nella norma. In seconda battuta, le sigle sono state convocate dalla Commissione di garanzia, la quale si è espressa, dopo l’audizione, confermando la rimodulazione della questione solo per alcuni settori. Infatti, secondo l’orientamento della siffatta Commissione, non può essere considerato, come da prassi, alla stregua di uno sciopero generale. Nella fattispecie, tutto questo ai fini dell’applicazione in merito alla disciplina che consente le deroghe alle normative di settore sui servizi pubblici. Plaude la Lega, la quale considera, tale esposto, come un contenimento della furia del Segretario della Cgil, Maurizio Landini, da tale partito considerata pretestuosa e fine a se stessa. Il Ministro delle Infrastrutture – Matteo Salvini -, da parte sua, invoca la precettazione e ritiene sufficiente che lo sciopero si tenga soltanto dalle 9 alle 13. Intanto, le Confederazioni sindacali, non ne vogliono sapere di arretrare, e tirano dritto per la loro strada; invocano, infatti, la tutela allo sciopero come un diritto inalienabile sancito dalla Costituzione. Come andrà a finire la questione? E che ripercussioni avrà sul versante locale? Soltanto a Roma, nella fattispecie, siamo arrivati al quarto sciopero del trasporto pubblico locale nel giro degli ultimi 30 giorni. Alla base di quest’ultima rivendicazione ci sono le istanze sindacali in merito ai salari ed agli stipendi, la netta opposizione a sanatorie e condoni, la richiesta di rinnovate politiche a tutela del lavoro giovanile, il superamento della legge Fornero in materia di tutela pensionistica e della legge Bossi – Fini in merito alle politiche immigratorie e, per ultimo ma non meno importante, la difesa del servizio sanitario nazionale. Una cosa di poco conto, insomma. Auspichiamo pertanto, comunque vadano le cose, che anche la cosiddetta “triplice” faccia la sua parte per traghettare il lavoro, e la tutela dei lavoratori, finalmente, nel terzo millennio.

di Roberto Incanti