Gli agricoltori italiani pagano lo scotto di decisioni sbagliate non basate sulla scienza. Basti
pensare a politiche comunitarie quali il green deal, la direttiva sulla qualità dell’aria o il regolamento
sui fitofarmaci, fortunatamente ritirata dalla Commissione UE grazie alle nostre proteste; tutte queste
politiche, a nostro avviso eccessivamente sbilanciate a favore dell’ambiente, vanno a discapito di
tutta l’agricoltura italiana, con particolare riferimento alle piccole aziende.
Su queste questioni pesa poi la spada di Damocle dei prezzi pagati agli agricoltori. Ricordiamo a
tutti che noi non possiamo programmare il prezzo di vendita dei nostri prodotti, perché siamo
sottoposti ad un mercato drogato dalle speculazioni, dove il prezzo a noi pagato è un decimo di quello
che pagano i consumatori.
Per questo stiamo protestando in questi giorni: chiediamo una legge chiara che garantisca la
giusta distribuzione del valore lungo la filiera agroalimentare, con reciproci benefici per i produttori
agricoli e per i consumatori. I prezzi pagati agli agricoltori sono fermi da trent’anni, tanto che ai
consumatori alcuni prodotti arrivano a costare fino a dieci volte di più. Siamo l’unica categoria a non
poterci basare sui costi di produzione a non poter applicare i costi, subendo tutti gli svantaggi del
mercato e delle possibili intemperie della stagione, pur avendo costi alti e certi legati alla semina e
alla produzione.
Non stiamo ora a tediarvi elencandovi nel dettaglio quello che chiediamo, che abbiamo più volte
spiegato alla stampa e portato all’attenzione della politica, ma vogliamo limitarci a trasmettere un
messaggio molto semplice: noi agricoltori non siamo in piazza per chiedere aiuti o sussidi, ma solo
per assicurarci che ci venga corrisposta la giusta remunerazione per il duro e insostituibile lavoro che
svolgiamo quotidianamente, grazie al quale ogni cittadino può mangiare ogni giorno. Questo
purtroppo non avviene da tempo, tanto che oggi la maggior parte dei frutti del nostro lavoro è
ampiamente sottopagato, con ricavi che sono abbondantemente inferiori ai costi di produzione.
Protestiamo quindi per difendere la DIGNITA’ di tutti gli agricoltori e per chiedere con forza che venga
corrisposto il GIUSTO VALORE alle nostre produzioni. utto questo semplicemente perché senza agricoltura non c’è vita, non c’è sovranità alimentare,
non c’è libertà; chiediamo solo la possibilità di continuare a onorare gli insegnamenti dei nostri genitori
e dei nostri nonni, che con rispetto, amore e dignità ci hanno portato a coltivare il valore della terra e
di ciò che rappresenta, con il solo e unico obiettivo di lasciare un mondo migliore ai nostri figli.
Concludiamo con un saluto all’Italia, alla Rai e a te Amadeus.
Grazie per aver dato voce agli agricoltori nel tempio della musica italiana.
Negli scorsi giorni abbiamo insistito nel voler salire noi stessi sul palco per un unico motivo: far vedere
anche i nostri volti, facce pulite che rappresentano il futuro dell’agricoltura italiana e occhi
appassionati di chi crede ancora che, citando Papa Francesco, NON C’E UMANITÀ SENZA
COLTIVAZIONE DELLA TERRA.
Questo è il discorso che avremmo voluto leggere sul palco dell’Ariston.
Oldoni Alessandra
Goglio Giulia
Pedrotti Davide
Pizzaris Fabio