Dopo secoli un nobile oltrepassa la soglia delle fortificazioni di Contigliano. Ottaviano, l’erede della dinastia De’Medici, Signori di Firenze e Granduchi di Toscana, si è concesso una visita al paese reatino tra i più belli e apprezzati ai piedi dei monti Sabini. Ad accogliere Vostra Altezza Reale, il figlio Lorenzo e il cavaliere Petroni, gli eccezionali Ciceroni Andrea Canali e il Sindaco Paolo Lancia che con un programma ben scandito dettato dalla fame di conoscere e di mostrare il più possibile e ogni dettaglio incastonato nel territorio contiglianese. Hanno aperto ai notabili le porte della Chiesa di San Michel Arcangelo, del Conservatorio Battistini, già dimora del Tenore e delle case degli artisti contiglianesi. Arte, arte, arte… un termine ricorrente quando si trascorre una giornata con un nobile, ma per Ottaviano De’Medici non si parla di una semplice e fredda parola: l’arte è una vocazione, un bene inestimabile che questo effimero mondo in meglio lo può cambiare. Per noi che non siamo di notabile dinastia e la “nobiltà” la conosciamo solo attraverso qualche film liberale, si nota subito che Ottaviano De’Medici si illumina di un tratto ereditario che ha sempre contraddistinto la sua casata: il mecenatismo. Basta trascorrere con lui pochi minuti per essere accarezzati, con un modo estremamente delicato, dalla sua passione per l’arte, in ogni sua forma. Incredibile pensare che dietro dei modi così pacati, miti e, mi azzardo a dire, semplici, si nasconda tutta la virulenza di un uomo che ogni giorno lavora per difendere l’effetto benefico della Cultura. Sì perché in fondo, come scopriamo parlando più di qualche minuto con Vostra Altezza, la nobiltà significa proprio questo. Demagogia libertaria a parte, la nobiltà è una questione seria che prevede dei doveri e degli obblighi verso la collettività. Qui siamo ben lontani dagli appezzamenti di terra carolingi e la corte di Versailles: il nobile è custode di una eredità di valori e precetti fondamentali per salvaguardare l’etica. Un concetto forte, intrinseco di una filosofia bypassata dalle Università, così lontano nei nostri valori mondani, ma allo stesso tempo attualissimo: Si guarda al passato per affrontare il futuro. Mai il contrario. Domani è ignoto, ma possiamo fare tesoro dell’esperienza per essere più preparati alle evenienze future. Parlando con l’erede dei Granduchi di Toscana, emerge l’incessante necessità di tramandare e difendere, due doveri nobiliari che vanno di pari passo. Oggi più che mai, in cui i social permettono una diffusione istantanea e capillare della conoscenza, in cui le tecnologie permettono di restituire al pubblico opere meravigliose, in cui sono disponibili i migliori mezzi per istruire ed essere istruiti, i nobili devono rispettare questo impegno. Chiacchierando qualche ora, il principe non lo nasconde: è necessario difendere l’umanesimo, le arti che portano alla conoscenza dell’uomo. Tornando ad un concetto caro a Pico della Mirandola, tornare ad esplorare umano al centro dell’universo, sommando la conoscenza accumulata nei secoli passati per ottenere la Cultura che segnerà il nostro avvenire. “Stiamo vivendo un nuovo Rinascimento” mi ha detto l’erede dei Granduchi con un coinvolgente sorriso pieno di serenità. Io ci credo. Abbiamo gli strumenti per farlo, bisogna ascoltare le persone giuste, quelle che amano l’Arte. Basta essere tanto autoreferenziali, la Cultura, la collettività, va costruita insieme.

Da destra il Sindaco Paolo Lancia, Il figlio De’Medici e Ottaviano De’Medici
L’emozionante stretta di mano tra il principe Ottaviano e il direttore Daniele Reguiz