Si sa che Stefano Turati sia una persona spontanea e passionale e a sentire o leggere l’intervista che ha rilasciato in diretta a Radio Serie A e trascritta anche sul sito della stessa Lega lo si capisce ancor di più. Il portiere del Frosinone si racconta e non parla soltanto della stagione di quest’anno con i giallazzurri, ma anche della scorsa dove ha vinto il campionato di Serie B sempre con la formazione ciociara. Ma non solo, perchè c’è spazio anche per un commento sulla sua partita d’esordio in Serie A, Juve-Sassuolo 2-2 del dicembre 2019 con annessa parata a Cristiano Ronaldo su punizione e i complimenti di Buffon a fine partita, oppure c’è il racconto di come si sia appassionato al calcio e al ruolo che ricopre oggi.

 

L’esordio

La prima volta di Turati in A, è anche il primo giorno di dicembre 2019. Lui ha 18 anni e indossa la maglia del Sassuolo – club che ancora oggi ne detiene il cartellino – e viene schierato titolare allo Stadium contro la Juventus guidata da Maurizio Sarri che a fine anno vincerà lo scudetto e che sarà anche l’ultimo della serie dei nove consecutivi iniziata nel 2012 con Conte. La partita finirà 2-2 e sarà un saliscendi di emozioni con i bianconeri in vantaggio al 20′ con Bonucci, il pari due minuti dopo di Boga e il vantaggio neroverde ad inizio ripresa di Caputo. Ed è proprio in quei 19 minuti tra la rete dell’attaccante del Sassuolo e il pareggio di Cristiano Ronaldo su rigore che Turati si supera. La prima prodezza è proprio su una punizione di CR7 diretta sul suo palo, con il pallone che cambia traiettoria all’ultimo e che lui alza in angolo con la mano destra. Qualche minuto dopo arriva una parata a terra su un tiro a botta sicura di Higuain e dopo il pari bianconero, ecco il terzo degli interventi decisivi, su Ramsey che calcia al volo di destro. Turati tocca e il pallone gli sfugge, ma riesce a riprenderlo prima che varchi la linea di porta. Queste tre parate gli valgono i complimenti di Gigi Buffon – suo avversario quel giorno – a fine partita, con tanto di abbraccio. Turati parla così quei momenti: “Sarei ipocrita a dire che ricordo esattamente l’abbraccio con Gigi Buffon: quando l’arbitro ha fischiato non ho capito più niente. Ero in un vortice, è stato surreale. Sembrava un sogno”.

 

La stagione del Frosinone

Il presente di Turati si chiama Frosinone ed è fatto di un legame ormai viscerale anche con la città: “Mi sono innamorato di Frosinone, per le persone, per la città e per l’ambiente. Dal primo giorno in cui sono arrivato, mi son sentito come fossi a Milano e non me l’aspettavo. Allo Stirpe si è creata una magia unica. L’anno scorso abbiamo vinto la Serie B e ho fatto di tutto per tornare perché sono stato davvero benissimo. Speriamo di continuare così, sarebbe un sogno che il Frosinone per la prima volta si salvasse in Serie A”. Poi una considerazione su Soulè, oggi diventato anche un amico, oltre che un compagno di squadra: “Un talento incredibile, eccezionale, ma anche un bravissimo ragazzo, un pezzo di pane. Spesso al mattino condividiamo il mate perché io ho sempre bisogno di una o due ore per carburare. Perciò arriviamo al campo, ci beviamo il mate e si comincia” e poi un commento su quello che ha dato mister Eusebio Di Francesco al gruppo giallazzurro fin qui: “Ci ha dato una visione e un`identità di gioco chiara. Giochiamo sempre a calcio senza mai consegnare la palla e credo si sia sempre visto in tutte le nostre partite. Il mister ci trasmette voglia di riscatto e passione. Siamo tutti giovani e ambiziosi: questo ci accomuna nell’obiettivo. C’è spontaneità e una sana pazzia nell’affrontare le partite. Prima di scendere in campo, ci diciamo: li battiamo“. Infine un commento sul match di domenica prossima alle 15 contro il Genoa che si giocherà allo Stirpe e che nella scorsa stagione in Serie B finì 3-2 per i ciociari, dandogli la certezza matematica del primo posto in campionato, con tanto di coppa Nexus alzata a fine partita: “Lo affronteremo come sempre con la voglia di vincere la partita“.

 

Il tifo, le parate e la Nazionale

Parlando di obiettivi futuri e della soddisfazione di giocare in uno stadio con con molti spettatori, Turati parla anche della squadra per cui fa il tifo: “Io sono innamorato del pallone, vivo talmente bene il calcio che non riesco a sentire la pressione negativa. Mi godo il momento e mi dico: sto giocando in uno stadio con 45-50mila persone a vederci, che cosa fantastica. Poi il tifo è una delle cose che mi ha fatto appassionare di più al calcio. Prima dell’Inter un amico mi ha detto: eri uno dei 60mila, ora sei uno dei 22 in campo“. Un concetto rimarcato anche su come sia diventato tifoso dei nerazzurri: “Spesso quando si cresce in una città ci si innamora della squadra. A me è successo con l’Inter, sono nato e cresciuto a Milano e sono andato tante volte in curva a seguire i nerazzurri. Quello che non mi aspettavo era di giocare in Serie A, e soprattutto non credevo che la Curva Nord mi dedicasse un coro, è stato un momento da brividi. L’Inter rappresenta il mio passato, non posso cancellare il mio vissuto, anche se poi metto anima e corpo in qualsiasi cosa. Giocare nella propria squadra del cuore penso sia un sogno per chiunque” e poi svela anche chi era il suo idolo: “Julio Cesar. Mi sono innamorato del ruolo del portiere quando a San Siro, da piccolo, guardavo lui. Poi c’è stato anche Samir Handanovic, sono cresciuto con loro due”. Sul portiere brasiliano titolare nell’Inter del Triplete è legato anche un altro ricordo, quello di una parata su Messi: “È stata forse una delle cinque parate più iconiche di sempre, sia per importanza sia per estetica“. Parlando di parate, si parla quindi delle sue e di quali ad oggi consideri le migliori: “Una parata che mi ricordo particolarmente è stata quella contro la Spal, in casa loro. Oppure una in casa, contro il Modena (entrambe la scorsa stagione in Serie B ndr). Ma mi ricordo solo queste, ci sono state tante partite in cui non ho toccato il pallone. Quest’anno direi la parata che ho fatto a Sassuolo sul tiro di Toljan, anche quella su Castillejo nella stessa partita. Ricordo anche una parata su Maggiore a Salerno, una su Lautaro a San Siro. Però, per me la più bella è stata la parata in uscita contro il Cagliari, quando hanno dato rigore che poi è stato annullato perché avevo toccato la palla prima di Pavoletti. Quella è stata la parata più bella di quest’anno”. Infine non poteva mancare un auspicio su una possibile convocazione in Nazionale in futuro: “È uno dei miei più grandi obiettivi, il sogno di ogni bambino. Non è quasi contemplata nella testa di un calciatore perché è qualcosa di troppo grande. Però poi sei lì e pensi: cavolo, perché non provarci e dare tutto affinché si avveri? Certo il parco portieri italiani attuale è clamoroso, ce ne sono tanti e sono tutti fortissimi“.

 

L’abbraccio tra un giovane Stefano Turati e Gigi Buffon dopo il fischio finale di Juve-Sassuolo