Giornata di presentazione in casa Lazio, perchè il neo-allenatore Igor Tudor ha risposto oggi, sabato 23 marzo, alle domande dei giornalisti presenti nel centro sportivo di Formello, dove è stato presentato ufficialmente. Al suo fianco anche il presidente Claudio Lotito che ha fatto gli onori di casa: “Ho il piacere di essere qui, perchè lo ritenevo indispensabile – ha dichiarato in numero uno biancoceleste -. La scelta dell’allenatore è stata una scelta ponderata. Ho ritenuto che Tudor fosse la persona giusta per guidare la squadra perchè ha le caratteristiche idonee per guidare la Lazio a seguito di un momento imprevisto in cui la squadra ha avuto delle mancanze legate più per una mancanza di conoscenza dei propri mezzi e di concentrazione. Tudor è l’uomo giusto, sia dal punto di vista tattico che motivazionale. La scelta di Tudor è stata fatta per avviare un progetto nuovo. La squadra ha tutte le potenzialità per raggiungere gli obiettivi. Ho chiamato Tudor dopo le dimissioni di Sarri, e dopo aver fatto un’attenta valutazione. E’ una scelta convinta, sono contento: ho trovato una persona sana dal punto di vista morale, non ha retropensieri”.

Poi ha preso la parola il tecnico di origine croata: “La Lazio mi ha lasciato una buonissima impressione – ha detto Igor Tudor – ci sono bravi ragazzi disposti a lavorare. C’è una cultura del lavoro che ha creato Sarri, e quindi a lui vanno fatti i complimenti. I ragazzi sanno che si può e si deve fare meglio, ma è un buon inizio. Io devo essere intelligente, devo mantenere le cose che mi piacciono e inserire a poco a poco le novità. Ho scelto la Lazio perchè è una squadra importante, ci sono pochi allenatori al mondo che non accetterebbero la Lazio. Qui la figura dell’allenatore è importante, visto da fuori qui c’è un progetto: c’è l’appoggio del club, ci sono le strutture, c’è una buona squadra. La tattica? Devo valutare ancora alcune situazioni. Ci sono giocatori che possono fare due moduli, ce ne sono altri che possono farne uno, ci sono calciatori che possono fare tutto. Ci sono ancora due mesi, con diverse partite di campionato e c’è la coppa: il risultato è quello che conta”. Poi un accenno alle prime partite che vedranno la Lazio impegnata nel doppio confronto di campionato e Coppa Italia con la Juventus e nel derby contro la Roma: “Programmare a lungo termine non serve a niente. Credo nel presente. Dovremo partire subito forte, e non sarà facile trasmettere tanti concetti in poco tempo. All’inizio abbiamo partite difficili, ma a me piace partire in questo modo. Dobbiamo credere nel sacrificio, nel sudore: la differenza la fanno i giocatori con la loro voglia e le loro qualità. Penso che si possa far bene con questo organico. La lunghezza del contratto non mi interessa: se lavoro bene vado avanti, se non lavoro bene posso anche andare a casa domani. Vivo di presente, e vivo di lavoro. Guendouzi? Ho un buon rapporto con lui, vuole giocare sempre e vuole vincere sempre. Sono contento di ritrovarlo, ha un grande bagaglio di esperienza: faremo bene insieme”. Ed ecco il discorso sulla parte tattica: “I centrali di centrocampo devono avere tutto: intelligenza tattica, inserimento, palleggio, interdizione. Non ho ancora deciso come giocheremo: 3-4-2-1? Magari giocheremo a tre e mezzo…”. Poi il modulo in generale: “Stimo molto Sarri sotto tutti i punti di vista: ha fatto un calcio importante, ha vinto tanto. Colgo l’occasione per mandargli un saluto. Lazio a due punte? Sì, potrebbe succedere. L’obiettivo è quello di fare il massimo. Non voglio entrare in questioni tattiche, ne parlo solo con i miei giocatori nello spogliatoio e dentro al campo. Loro hanno una grande cultura del lavoro, la fase difensiva è fatta bene, voglio lasciare qualcosa del calcio di Sarri. Ma non voglio dare ulteriori dettagli perché è una cosa che deve restare dentro allo spogliatoio” e infine una considerazione sul ruolo dell’allenatore in sé: “L’allenatore si adatta sempre ai calciatori che ha. Tu puoi provare a fare le stesse cose, ma non sempre riescono allo stesso modo. Un tecnico deve adattarsi, senza mai rinunciare a mettere la propria parte. A me i numeri non interessano, l’importante è avere a disposizione giocatori forti. In difesa abbiamo un gruppo di giocatori interessanti, importanti: quando hai giocatori bravi, puoi fare tutto. Il calcio italiano all’estero è visto come un calcio molto tattico. Fuori dall’Italia c’è più ritmo, la Premier League è un campionato a parte. Il calcio va verso una maggiore fisicità, maggiore velocità, senza rinunciare alla struttura della squadra. Non è il ritmo a farti giocare bene, ma perché rinunciare al ritmo? Qui il ritmo è un po’ più basso, ma la Serie A è un campionato difficile, non è facile fare punti in Italia. Non sono mai uscito dal centro sportivo, vogliamo sfruttare ogni minuto. Non vedo l’ora che inizino le partite”.