Il nome dell’assessore alla Sanità è quello indicato dal leader del Terzo Polo, ma Zingaretti continua a parlare di coalizione ampia e confronto plurale: “Unità va costruita, non imposta”

Il leader di Azione lancia la candidatura di Alessio D’Amato per la Regione Lazio, un nome che nei giorni scorsi ha diviso e creato polemiche tra lo stesso Calenda e Nicola Zingaretti. Dunque continua il botta e risposta via social tra il leader di Azione e il Governatore uscente della Pisana. Il tema è sempre quello della candidatura alla stessa Regione e il nodo delle possibili alleanze. Infatti come già riportato in altri articoli, Nicola Zingaretti vorrebbe costruire un campo largo anche nel Lazio e vorrebbe aprire al dialogo con tutte le forze che potrebbero comporlo, a partire dal Movimento 5 Stelle che fino ad ora però, si è ben guardato dall’apertura a qualsiasi dialogo, nonostante sempre nel Lazio, sia oggi in maggioranza proprio con lo stesso Zingaretti.
Dall’altra parte c’è uno scatenato Carlo Calenda che ha rilanciato più volte la candidatura di Alessio D’Amato per la guida della Regione e senza che ci sia il Movimento 5 Stelle. Questo ha scatenato l’ira di Zingaretti e da qui è nato un botta e risposta via social tra lo stesso presidente della Regione Lazio e il leader di Azione. Dopo quanto riportato dalla nostra testata nella giornata di sabato 5 novembre, ecco che tra domenica 6 e lunedi 7 novembre, la questione è andata avanti e Calenda ha ulteriormente spinto sul nome di D’Amato. Questo quanto scritto domenica da Calenda su Facebook: “Appoggiare due persone che in Lombardia e nel Lazio hanno fatto bene sulla campagna vaccinale e la sanità come Alessio D’Amato e Letizia Moratti è la scelta giusta per il #Terzopolo.  Vengono da storie diverse ma hanno lavorato sulla stessa linea di serietà nell’emergenza. Rimaniamo aperti alla discussione con tutti per costruire coalizioni ampie, (…) che parlino a mondi diversi, programmi inclusivi. Ma è ora di rompere gli indugi e iniziare a lavorare“.
La risposta  di Zingaretti non è tardata ad arrivare ed è stata molto sibillina e non era diretta solo a Calenda: “Rispetto ad alcune gratuite illazioni espresse ieri da alcuni dirigenti del Pd del Lazio, voglio ribadire che ovviamente io non ho mai espresso critiche o attacchi ad Alessio D’amato. – ha esordito il Governatore Dem – Sono dieci anni che l’ho scelto come uno dei miei più stretti collaboratori e poi assessore anche contro le opinioni di tanti poveri ipocriti che oggi lo utilizzano. Sono anni che lavoriamo gomito a gomito sulla sanità. Il mio unico obiettivo da sempre è costruire una coalizione la più ampia possibile e vincere. Questo si ottiene con il confronto plurale e solidale non con i diktat o le imposizioni per scegliere in piena libertà e autonomia la candidatura che insieme si riterrà più competitiva. L’unità è il sentimento prevalente di tutto l’elettorato del centrosinistra ma l’unità va costruita, non imposta. Vorrei dunque consigliare ad alcuni professionisti della sconfitta di tacere – ha concluso Zingaretti – perché fanno solo danni, producono divisioni e poi sconfitte e poi copiose analisi sul perché abbiamo perso. Ora è il tempo delle scelte. Bisogna farle con spirito unitario e nelle forme più utili a costruire le condizioni per la vittoria cosi come è stato in questi ultimi 15 anni“.
E poche ore fa Carlo Calenda ha detto nuovamente la sua, rilanciando il nome di Alessio D’Amato per il Lazio: “Per le regionali, abbiamo preso la decisione di appoggiare Letizia Moratti in Lombardia e Alessio D’Amato nel Lazio, perché sono persone capaci che hanno gestito bene la campagna vaccinale. La sanità rappresenta la gran parte del bilancio delle due regioni ed è per noi, insieme all’istruzione, il pilastro del welfare state. Qualcuno – ha proseguito Calenda – storcerà il naso perché la Moratti ha governato con il centro destra, qualcun altro ricorderà contrariato che D’Amato viene dalle file del PCI; a noi tutto ciò non interessa”. Infine Calenda ha aggiunto alcune considerazioni generali sul Terzo Polo: “La missione politica e culturale di Azione e del Terzo Polo è la disarticolazione di un sistema politico che ha diviso popolari, liberali e riformisti collocandoli a destra e a sinistra e in ultimo sottomettendoli a partiti populisti (5S) e sovranisti (Lega e FDI). Questa estremizzazione della politica ha determinato un declino drammatico del Paese. Le linee di frattura tra chi ha militato nelle grandi famiglie politiche europee vanno ricomposte se vogliamo avere una chance di ricostruire l’Italia“.
Dunque una questione che non sembra chiarirsi e che lascerà spazio ancora a tante polemiche.