Rosario Ferreri, cognato del boss Terenzio Fasciani, ha picchiato in strada un suo dipendente, assunto in nero davanti a diversi testimoni. Il 64enne, è accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso, truffa nei confronti della troupe che stava girando Suburra, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e occupazione abusiva di immobili. Rosario Ferreri ha prima minacciato verbalmente e con l’utilizzo di un’arma da taglio un suo lavoratore che aveva che aveva richiesto la retribuzione spettante per una giornata di lavoro, “Vattene subito o ti taglio co ste forbici”, le sue parole. Subito dopo ha colpito l’uomo con una sedia in metallo provocandogli un profondo taglio sulla schiena. Il fatto è stato denunciato dalla vittima che però cinque giorni dopo ha ritirato la querela affermando “temo per la mia incolumità, ho paura di potenziali ripercussioni, della sua famiglia e dei suoi parenti”.
Il gip Valerio Savio, sottolinea come l’aggressione avvenuta in strada di fronte a numerosi residenti è stata simbolica come la testata di Roberto Spada,volta a a stabilire il “suo ‘prestigio’ criminale” . Valerio Savio nell’ordinanza emessa dopo l’indagine coordinata dai procuratori aggiunti della Dda Michele Prestipino e Ilaria Calo afferma “Se il fatto violento può infatti apparire in assoluto marginale, sia in sé che per il valore economico della prestazione lavorativa dello stesso non retribuita da Rosario Ferreri (una giornata di lavoro manuale non specializzato, a trasportare materassi su una barca), e se può apparire marginale anche nell’evidenziato quadro di vicende criminali accertato per Ostia, e in rapporto al ‘vissuto’ ed ai precedenti” dell’uomo “è altrettanto certo” che assurge a livello di fatto estorsivo anche grave, e grave perché posto in essere con ‘metodo mafioso. La sceneggiata davanti al bar, con l’aggressione anche fisica, avviene significativamente non in luogo privato ma in pubblico, davanti a testimoni che si sa omertosi e cui si chiede di dimostrarsi ancora una volta omertosi, il tutto a rimarcare la propria ‘inattaccabilità’, a ribadire il messaggio del proprio essere al di là e al di sopra di ogni regola. La sediata sulla schiena – si legge nell’ordinanza – è in altri termini un fatto simbolico, come in altra nota vicenda di Ostia lo fu la violenta testata in pieno volto data da altro soggetto ad un giornalista, in favore di telecamera”.