Il modus operandi era sempre il solito, ma ora sono in manette tre campani gravemente indiziari di essere i truffatori che hanno raggirato 17 anziani negli ultimi due anni a Roma e provincia. Uno resterà in carcere, mentre gli altri due andranno agli arresti domiciliari. Le accuse sono pesanti. I 3 uomini a vario titolo hanno commesso i reati di  sostituzione di persona, furto in abitazione e truffa  ai danni di persone anziane. L’indagine è scaturita da una denuncia presentata da una anziana di 79 anni, vittima del raggiro, che ha dichiarato ai poliziotti che la modalità con cui era stata truffata era quella della telefonata del finto nipote in difficoltà che aveva bisogno di un’ingente somma di denaro, seguita dalla successiva chiamata del “direttore” delle poste che chiedeva alla signora di mandare il marito presso l’ufficio postale per ritirare due raccomandate. Durante l’assenza del marito, il finto nipote aveva contattato la donna chiedendole di preparare il denaro ed eventualmente l’oro che aveva in casa. Poi il fantomatico direttore l’aveva avvisata che sarebbe a breve arrivato, presso la sua abitazione, un corriere incaricato dallo stesso del ritiro della merce, che di fatto, poco dopo si era presentato all’ingresso e si era fatto consegnare diversi oggetti in oro, 450 euro in contanti e una tessera bancomat con relativo codice pin, con cui il complice aveva prelevato 150 euro. A seguito delle scrupolose indagini effettuate dagli investigatori di via Casalmonferrato si è riusciti a risalire ad una serie di colpi messi a segno dai 3 soggetti con le stesse modalità.  Grazie all’analisi delle immagini acquisite dai sistemi di videosorveglianza presenti presso i vari istituti di credito usati per i prelievi, e grazie alle denunce delle vittime, ma anche grazie alla geo localizzazione delle utenze telefoniche utilizzate dai soggetti, è stato possibile risalire ai presunti autori di questi odiosi reati. I poliziotti, pertanto, alla luce degli elementi di prova raccolti durante tutto il periodo di indagine sono riusciti a ricostruire la vicenda e a risalire alla loro identità, assicurandoli alla giustizia. Il GIP ha accolto tale richiesta ed ha emesso a carico dei 3 la misura cautelare della custodia cautelare in carcere per uno dei complici e degli arresti domiciliari per gli altri due.